Assai spiritoso è il vecchio motto di Catone che affermava di meravigliarsi che un aruspice non si mettesse a ridere ogni volta che vedeva un altro aruspice. Quante sono le cose predette da essi che sono poi accadute? E se qualcuna si è verificata, quali prove ci sono contro l’eventualità che essa sia accaduta per caso.

– Marco Tullio Cicerone

Che cosa è la superstizione

La superstizione è un nociva tendenza esistenziale che consiste nel convincimento che gli accadimenti possano essere regolati, determinati e/o evitati da eventi, persone, fenomeni naturali e comportamenti che, in realtà, non hanno alcuna ragionevole e razionale relazione con essi.
Le persone superstiziose lo sono indipendentemente dalla loro cultura, razza, etnia, classe sociale o professionale. Le superstizioni sono presenti in tutte le popolazioni del mondo e assumono configurazioni molto variegate.

Perché si è superstiziosi?

Ipotesi antropologiche-collettive
La filosofa, psicologa e antropologa Ida Magli afferma qualcosa che è, senza dubbio, una, sia pur parziale, verità: constata, infatti, che l’esistenza è, da sempre e per tutta l’umanità, faticosa. Ciò è vero sia in un ottica antropologica che individuale.
Di fronte alle difficoltà della vita l’uomo, sin dai primi albori della sua esistenza, è stato costretto a utilizzare strategie di sopravvivenza, meccanismi di difesa e si è costruito convinzioni dogmatiche caratterizzate spessissimo da inesistenti o evanescenti riscontri con la “realtà”.
Tale retaggio superstizioso si è talmente radicato nell’inconscio collettivo che le conoscenze scientifiche di questi ultimi secoli hanno solo lievemente scalfito questa tendenza primordiale.

Ipotesi psicodinamiche individuali
Si trovano interessantissimi spunti anche in ciò che propone Sigmund Freud nella sua celeberrima opera Totem e tabù; in essa illustra le somiglianze tra le dinamiche psicologiche e mentali dei “selvaggi”, dei bambini e dei nevrotici.
In effetti il bambino alla nascita è una sorta di “primitivo” alla scoperta di un mondo nuovo. Il suo processo evolutivo è, per altro, estremamente influenzato dal contesto relazione in cui esso si svolge. Se si creano i requisiti necessari per cui egli “respiri” un “clima emotivo” sufficientemente buono (caratterizzato cioè da relazioni basate su condivisione, intesa, sintonizzazione e riconoscimento di identità; se, in altri termini, vige empatia, accettazione, rispetto, coerenza di messaggi e, in ultima analisi, amore) ci saranno ottime probabilità che egli possa instaurare un buon processo dialettico con se stesso e con i referenti esterni; ciò sarà apportatore di ottime possibilità evolutive, che si sostanzieranno in uno stato di ben/essere.
Se, al contrario, la crescita sarà caratterizzata da privazioni e/o distorsioni affettive, relazionali e materiali la persona tenderà a mettere in atto (a partire dalle sue ferite, paure e angosce) una serie di adattamenti e reazioni inconsce che potranno, tra l’altro, sfociare in nevrosi; uno questi “adattamenti” è appunto la superstizione.

Ipotesi dalle Neuroscienze
Alcune ricerche hanno evidenziato una correlazione tra anomalie di strutture neurologiche (come il sistema limbico e l’ippocampo) e la tendenza alla propensione ad affrontare la realtà esterna e quella interna con modalità tipiche della superstizione.
Anche in questo caso ci si può porre l’annoso problema di se nasce prima l’uovo o la gallina; cioè sono gli aspetti psicologici che alla lunga producono anomalie al tessuto nervoso o viceversa? Possiamo immaginare che in persone diverse possano prevalere o l’una o l’altra evenienza o anche che si venga a creare, tra la componente organica e quella psico-mentale, un circolo vizioso che si autoalimenta.

Psicopatologia della superstizione

Finché la superstizione si limita a innocue e sporadiche manifestazioni ci troviamo ancora nell’ambito di un’accettabile e non disfunzionale condizione; ma anche in questo caso è possibile superare una linea rossa oltre la quale si entra nelle sabbie mobili della sofferenza.
Esaminiamo alcuni esempi:

  • nel caso del Disturbo Ossessivo Compulsivo si mettono in atto complesse, bizzarre e soffocanti ritualità per evitare che avvengano evenienze spiacevoli più o meno realistiche;
  • ci si rivolge in modo compulsivo a maghi, preveggenti e cartomanti per sapere: come comportarsi o cosa pensano e sentono le altre persone che ci stanno a cuore, cosa succederà nel futuro; si creano spesso in questi casi pericolose e penalizzanti condizioni di dipendenza;
  • il meccanismo di proiezione (verso gli altri) di elementi inaccettabili in stessi e il bisogno scaricare tensioni collettive contribuiscono spesso a una superstizione che genera pregiudizi e/o la ricerca di capri espiatori. Un esempio tragico e criminale sono le persecuzioni che avvengono in Africa nei confronti delle persone albine.

Psicoterapia della superstizione

Anche nel caso della superstizione patologica il rimedio più efficace è la consapevolezza.
Attraverso specifiche modalità, tecniche e contesti, la Psicoterapia Olistica Umanistica restituisce, alla coscienza della persona gli elementi complessi e inconsci che la penalizzano: le sue paure, le angosce, i traumi, i conflitti, le strategie di sopravvivenza, le tattiche difensive e i dogmi che il soggetto ha gradualmente creato in sé senza rendersene conto.
Sono questi, come già detto, i fattori che generano una interazione disfunzionale con la realtà (interiore ed esteriore). Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci sulla nostra vita e maggiore sarà l’alterazione esistenziale.

DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
Via Pozzuoli 7 Studio interno b3 - 00182 ROMA (Metro San Giovanni) - Telefono 3386151031 Email: olopsi@libero.it

SUPERSTIZIONE: PSICOLOGIA, PSICOPATOLOGIA E PSICOTERAPIA ultima modifica: 2020-07-24T18:02:55+02:00 da Dott Michele Iannelli
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