“CIÒ CHE È RIMASTO CAPITO MALE RITORNA SEMPRE; COME UN’ANIMA IN PENA, NON HA PACE FINCHÈ NON OTTIENE SOLUZIONE E LIBERAZIONE”

– Sigmund Freud

Ritardo cronico: mancanza di rispetto o nevrotica strategia di sopravvivenza?

Il ritardatario cronico è quella persona che, nonostante gli accorgimenti che mette in atto e malgrado si renda conto della sua condizione e ne subisca gli effetti negativi, non riesce quasi mai a essere puntuale agli appuntamenti.
Molto spesso è considerato dagli altri un maleducato, un cialtrone, uno strafottente, un inaffidabile, un bugiardo (per tutte le scusanti che con cui tenta di giustificare il suo ritardo) o un mix di tutte queste caratteristiche negative.
Sebbene sia del tutto comprensibile l’irritazione profonda e il disprezzo che suscita negli altri, occorre subito dire che il ritardo seriale, in realtà, è un vero e proprio sintomo di una nevrosi; esso, infatti, rappresenta una penalizzante (per sé e per gli altri) strategia di sopravvivenza che risponde a bisogni e obiettivi inconsci.
Occorre aggiungere che non sempre, però, il ritardo deriva solo da elementi psicodinamici, in alcuni casi e in alcune zone del mondo, dipende anche da una potente (poiché avviene sin dalla nascita) acquisizione di consuetudini che scaturiscono da contesti familiari e/o etnici.

Origine del ritardo cronico

È opportuno chiarire, innanzitutto, che il ritardo inveterato è uno dei sintomi, nella quasi totalità dei casi, di un mal di vivere. Spesso, infatti, le persone che attuano questo tipo di coazione a ripetere presentano anche disturbi della personalità, ansia, stati depressivi, somatizzazioni etc.
Anche il ritardo cronico, infatti, è generalmente il frutto sgradevole degli iniziali rapporti con l’ambiente e in primo luogo con l’autorità genitoriale. Se tali interrelazioni non si sono evolute per il meglio, la persona nell’infanzia prima e nell’adolescenza poi, sarà indotta, a partire dalle sue “ferite dell’anima”, a strutturarsi e a mettere in atto una serie di credenze dogmatiche, di adattamenti e reazioni che verranno costruite e funzioneranno in maniera sostanzialmente inconscia.
Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci nell’esistenza dell’individuo nostra vita e maggiore sarà la disfunzionalità relazionale; essa darà segno di sé attraverso modalità e stili di interazione estremamente variegati e individuali, nell’ambito dei quali potrebbe manifestarsi la non puntualità reiterata.

Alcune dinamiche inconsce che sottendono la non puntualità

Un aspetto che si coglie con evidenza nei ritardatari cronici è un sostanziale e macroscopico progetto (inconscio) di auto boicottaggio delle relazioni interpersonali, delle proprie potenzialità in vari settori della vita quotidiana (studio, lavoro, espressioni artistiche); è molto frequente, inoltre, una tormentosa presenza di sensi di colpa, di senso di inadeguatezza e inferiorità, di rabbia e amarezza per non riuscire a interrompere un copione di vita in cui si interpreta sempre il personaggio del “ritardatario”. Entrando più nello specifico, si possono estrapolare alcuni esempi tratti dall’esperienza clinica:

  • Ritardo come bisogno di esercitare una forma di controllo, di ricerca di spazio libero, di illusorio contropotere nei confronti delle riedizioni di forme di regole mal vissute e mal digerite nell’infanzia; ciò avviene spesso nel caso di un non rispetto degli orari della scuola, dei posti di lavoro, della psicoterapia, delle riunioni associative etc.
  • Non puntualità correlata alla strategia inconscia di provocare gli altri per tentare di ricevere una accettazione incondizionata non ottenuta dalle figure genitoriali; molto spesso la persona si rende conto razionalmente che questo non succede (ma anzi, al contrario, ne ricava un allontanamento sociale); nonostante ciò, il ritardatario non solo non desiste dal perseguire l’obiettivo inconscio ma, molte volte, ripropone con maggiore frequenza e intensità la missione impossibile e tossica.
  • L’attuazione, attraverso il ritardo seriale, della conferma di un dogma doloroso ma per certi versi paradossalmente rassicurante: essere nati e destinati per sempre a essere una persona da criticare e rimproverare in quanto privo delle fondamentali risorse e qualità positive.
  • In alcuni casi il fare attendere gli altri dipende da una, più o meno astiosa carenza di empatia nei confronti del prossimo; è come se qualcosa avesse congelato la capacità di immedesimarsi nell’ansia, nel disappunto e nei bisogni della persona che aspetta.

Essere ritardatari non è una condanna a vita, si può cambiare!

Per nessuno di noi sono eternamente chiuse le strade del cambiamento e, per quanto ad alcuni possa sembrare inverosimile, ciò vale anche per i ritardatari incalliti.
Per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi occorre, senza dubbio, intraprendere un rapporto psicoterapeutico in cui ci sia molta accoglienza e attraverso il quale si lavori seriamente sugli aspetti inconsci che generano il mal-essere del singolo ritardatario. Bisogna cioè effettuare non una psicoterapia qualunque ma una psicoterapia molto personalizzata e che renda consapevole il paziente dei suoi specifici moventi, contesti, meccanismi di difesa, sistemi di sopravvivenza penalizzanti e delle risorse personali da riscoprire e rivitalizzare E’ opportuno, altresì, che la psicoterapia sia promossa e supportata da medicinali innocui e naturali: la Floriterapia di Bach, l’Omeopatia Omotossicologica, la Nutraceutica, la Fitoterapia e la Psicoprobiotica; essi, infatti, permettono di offrire al paziente i seguenti reali valori aggiunti: il lenimento sintomatico, la rivitalizzazione metabolica, il recupero delle forze e del buon umore e una benefica disintossicazione.

DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
Via Pozzuoli 7 Studio interno b3 - 00182 ROMA (Metro San Giovanni) - Telefono 3386151031 Email: olopsi@libero.it

RITARDATARIO CRONICO: LA SUA PSICOLOLOGIA E PSICOTERAPIA ultima modifica: 2021-09-11T16:07:35+02:00 da Dott Michele Iannelli
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