Ripropongo con piacere una mia intervista, pubblicata il 12 Gennaio 2008, sul quotidiano Rinascita a Nicola Colacicco, attualmente Presidente della Lega Italiana Calcio Balilla.

Amo il Calciobalilla perché mi diverte e quindi lo considero salutogenetico; l’ho sempre ritenuto un gioco e uno sport ottimo per prevenire e curare il distress.

Nicola Colacicco è, inoltre, l’esempio di come un genuino amore e una sana passione rendano la vita degna di essere vissuta.

Un solo cruccio sul Calciobalilla: non è uno sport televisivo; i campioni sono talmente bravi e fulminei che la pallina non si vede.

Un altro calcio è possibile

Molti italiani, pensando a questo gioco, non possono non intenerirsi ricordando qualche marittimo pomeriggio infinito e assolato in cui la salsedine del mare si mescolava con quella del sudore che sgorgava durante partite accanite nelle quali c’era in palio una limonata o un caffè freddo.

E come dimenticare quella volta in cui si giocò da campioni, sorretti dalla improcrastinabile e assoluta esigenza di fare bella figura davanti a quella ragazzina che si era appena conosciuta sulla spiaggia e per la quale già batteva il cuore?

Insomma uno sport che quasi inevitabilmente richiama ricordi belli, fatti di emozioni dolci, di atmosfere goliardiche, di Natali passati nella letizia della famiglia, di odore di caffè e di cibi italici, popolari e genuini.

Anche la sua origine ha qualcosa che evoca vibrazioni sottilmente struggenti e nebbiose: negli anni 30, due noti falegnami piemontesi scoprono nel laboratorio del carcere di Alessandria un manufatto di legno costruito da un detenuto. Esso riproduce un campo di calcio con undici omini per parte, tenuemente colorati e sorretti da stecche.

Nasce così l’idea di trasformare quella piccola opera d’arte in un gioco che si diffonde velocemente tra i bambini dell’epoca: i “Balilla”… e da qui, il suo nome definitivo ed attuale.

Oggi questa attività ludica, pur mantenendo tutto il suo fascino ed il suo romanticismo, sta diventando qualcosa di più organizzato ed articolato. Ne parliamo, perciò con Nicola Colacicco, Vicepresidente della Federazione Italiana Calcio Balilla.

Nicola è un giovane trentaquattrenne che immediatamente ispira una sensazione di affidabilità e serietà: quando parla del suo sport, dallo sguardo traspare una passione ed un orgoglio in cui, però non c’è spazio per qualsiasi tipo di fanatismo.

L’amore che ha per questo gioco si è, infatti, sanamente e costruttivamente tradotto in decenni di un’impegnativa attività agonistica, che a tutt’oggi continua. A essa si è affiancato nel tempo un notevole lavoro organizzativo che lui svolge da sempre in prima linea e che ha portato alla costituzione della Federazione ed ai traguardi odierni.

Colacicco nasce in provincia di Bari e già all’età di 4 anni si manifesta la principale vocazione della sua vita: affascinato dai calciobalilla che vede nei bar e sulle spiagge, in occasione di una festività, lo chiede in regalo ai suoi genitori.

Il primo infortunio sportivo avviene qualche mese dopo, quando cade dalla sedia dove è solito salire per poter giocare. Il primo torneo lo organizza all’età di 6 anni nella sua scuola elementare utilizzando il suo calciobalilla e quello di un suo amico.

Quando lui ha 11 anni, il padre, titolare di una attività commerciale nel settore ortofrutticolo, per non sottostare alle pressioni criminali della locale malavita organizzata, è costretto a trasferirsi con tutta la famiglia a Feletto Canavese un piccolo comune del Piemonte.

Evidentemente è una sorta di Musa che guida i destini di Nicola, perché quello è proprio il paese dove abita un signore che nel bar della piazza fa magie con la pallina del calciobalilla: quel signore è un certo Massimo Ragona, oggi Presidente della Federazione Nazionale Calcio Balilla ed ancora uno dei migliori giocatori d’Italia.

E’ Massimo Ragona il trascinatore e l’organizzatore di tutto un movimento che porta nel 1995 alla fondazione della Federazione che si trova ora in una fase di riconoscimento da parte del C.O.N.l..

E’ lo stesso Nicola Colacicco a raccontarci:”Tutti i membri della Federazione hanno i calli sulle mani; nasciamo come veri appassionati di questo gioco. Il nostro movimento è molto aggregante, arriva molta gente quando noi gareggiamo nelle piazze d’Italia.

Noi vogliamo che questo gioco diventi uno sport riconosciuto dal C.O.N.I. per dare la possibilità ai tantissimi appassionati italiani di trovare quelle risorse che ci consentano di arrivare nel modo più capillare e radicale possibile nelle nostre province. Vogliamo fare un servizio ottimo ed andare ad usufruire delle disponibilità provenienti dalle istituzioni locali, dalle scuole e dai privati.

Questo al fine non solo di divulgare il nostro gioco, ma, anche, di selezionare persone che possano dedicarsi al vero agonismo. Il Calcio Balilla si gioca in tutto il mondo; al Campionato Mondiale, che si è tenuto a Saint Vincent per il terzo anno consecutivo, abbiamo portato 37 nazioni e questo non è uno scherzo per una Federazione che ancora non ha l’ufficialità da parte del C.O.N.I. e quindi non ha le risorse.

Abbiamo fatto tutto da soli e siamo stati bravi e volenterosi a trovare chi ci ha sostenuto, cioè sponsor privati. Insieme a Massimo Ragona ci siamo dati da fare, a partire da dodici anni fa, per creare una struttura federale che permettesse di giocare tutti allo stesso modo, sullo stesso tipo di campo e con le stesse regole.

Abbiamo così un Albo d’Oro che esiste ormai da dodici anni; si sono formate le varie categorie, abbiamo curato il dilettantismo che è importantissimo ed il settore giovanile, creando tanti eventi per i bambini.

Una cosa di cui sono molto orgoglioso come uomo, a prescindere dalla carica federale, è stata un’iniziativa che abbiamo attuato con i diversamente abili: abbiamo creato un campo omologato apposta per loro, per cui possono giocare anche in carrozzina.

Quando qualcuno di quei ragazzi viene e mi dice -Grazie Nico, anche io ora posso giocare-, per me è un enorme soddisfazione; ormai siamo arrivati alla terza edizione del Campionato Italiano riservato a loro. A Pechino, grazie anche alla collaborazione con il Comitato Italiano Paraplegici, saranno presenti anche loro in un torneo che vedrà impegnate 16 nazioni.”

“Aspiriamo”, continua con fervore il Vicepresidente della F.I.C.B., “comunque ad arrivare a vere e proprie strutture sportive attrezzate per questa disciplina, con spogliatoi e docce; questo è un gioco che fa sudare!

Vogliamo prenderci le nostre rivincite. Pensi che in passato un giornalista di un importante quotidiano arrivò a sbeffeggiarci dicendo che se il Calcio Balilla era uno sport allora anche lo sputo del francobollo avrebbe dovuto essere considerato tale.

Oggi finalmente esiste uno staff che lavora solo per la Federazione, abbiamo un Centro Federale che ci siamo costruiti con le nostre forze. Ormai sono anni che ci stiamo relazionando con il C.O.N.I., in attesa del riconoscimento definitivo, siamo arrivati alla sua prima fase che è quella di disciplina associata.

Noi vogliamo dimostrare che se ci mettono in condizione di lavorare bene non saremo assolutamente un peso dal punto di vista economico, anzi!

Infatti, come Federazione Italiana abbiamo già suffragato il nostro valore sportivo ed organizzativo; sono 3 anni che organizziamo i Mondiali in Italia.

A livello mondiale aderiamo alla Federazione Internazionale che ha sede a Parigi e Nantes ed è presieduta da un Francese; ad essa abbiamo fornito da sempre un contributo decisivo e questo è testimoniato e riconosciuto dal fatto che il nostro Presidente Massimo Ragona ne è il Vicepresidente. Siamo noi italiani, poi, che ci impegniamo in prima linea in Africa per diffondere questo sport.

Attualmente il campione del mondo è un belga Frederic Collignon, una sorta di “marziano” del Calcio Balilla; ma, dal punto di vista di numero di appassionati e di piazzamenti complessivi l’Italia, è senza dubbio di gran lunga al primo posto tra le nazioni, poi vengono Francia, Austria e Stati Uniti.”

Conversando con Nicola Colacicco veniamo inoltre a sapere che un bravo giocatore si riconosce dal controllo della pallina, dalla capacità, da una parte di avere una concentrazione ed una prontezza di riflessi assoluta ma, dall’altra ed allo stesso tempo, di saper provare quell’emozione adrenalinica che può portare a battere qualcuno che in graduatoria è più avanti. Tutto questo però si deve basare su una costante ed intensa preparazione atletica perché altrimenti non si reggono i ritmi incalzanti della partita e si rischia il crollo.

La preparazione fisica consiste nel potenziare le braccia, rendere sciolte le articolazioni ed in particolare i polsi; anche le gambe nel Calcio Balilla sono fondamentali poiché svolgono una importante azione di ammortizzazione per salvaguardare la schiena. E’ poi importante avere una buona visione globale del gioco perché gli schemi tattici, fatti ad esempio di chiusure e marcature, sono fondamentali soprattutto quando si gioca in coppia.

Non guasta infine anche una buona dose di inventiva perché il Calcio Balilla da molto spazio alla creatività. La Federazione si avvale, pertanto, di una commissione medica in cui sono molto curati gli aspetti fisioterapici, dato il tipo di problematiche a cui sono sottoposti gli atleti.

Domandiamo a Nicola notizie sui loro rapporti con i parenti ricchi del Calcio: “Sono ottimi”, risponde immediatamente Colacicco,”andremo in Sud Africa in occasione dei loro Mondiali perché siamo riusciti a stringere delle alleanze con le organizzazioni che si occupano della ospitalità e della logistica.

Svolgeremo la stessa funzione di quella dei Mondiali di Calcio di Monaco: saremo a disposizione dei giocatori, degli accompagnatori e dei giornalisti per organizzare tornei tra di loro e per nostre esibizioni.

Questo è un apporto importantissimo dal punto di vista psicologico perché forniremo occasioni di svago e di allentamento di tensioni visto che il Mondiale si traduce in un mese di clausura, pieno di impegni intensissimi”.

Ma il Calcio Balilla, secondo Colacicco, potrebbe aiutare il Calcio anche da altri punti di vista: ”Certamente i fenomeni di violenza che si registrano nell’ambito delle tifoserie calcistiche sono determinati da molti fattori: intanto ci sono i malumori derivanti dai disagi che ogni cittadino deve subire nella vita di tutti i giorni.

Lo stadio diventa uno dei pochi canali di sfogo in cui si ha l’impressione di mimetizzarsi nel –branco-; quindi si tratta di una violenza che ha poco o nulla a che fare con lo sport e con il calcio in particolare. C’è bisogno però non solo di repressione, ma anche di educazione allo sport.

Noi, come Federazione Italiana del Calcio Balilla, abbiamo proposto alla Lega Calcio, anche in virtù della riforma degli stadi, un nostro supporto per sanare il problema: potremmo mettere a disposizione dei tifosi che vanno in trasferta dei calciobalilla con cui possano giocare.

Anziché farli sostare per due o tre ore buttati in una curva in cui magari per passare il tempo si fa uso di stupefacenti e di alcool, si da loro la possibilità di giocare a Calcio Balilla; così ci si sfoga e si entra allo stadio con uno spirito diverso. Si potrebbero così organizzare dei megacampionati per tifosi.”

Concludiamo così il nostro colloquio con Nicola Colacicco, Vice Presidente della Federazione Italiana Calcio Balilla. Abbiamo la netta sensazione di aver incontrato un pezzettino di quella parte dell’Italia sana, di quell’Italia che produce qualità della vita con intelligenza, umiltà ed entusiasmo. Ci sentiamo, perciò, di augurare di cuore tutte le cose più belle per l’entusiasmante avventura di Pechino 2008 e di invitare con decisione il C.O.N.I. a fare il suo dovere riconoscendo (a pieno titolo ed al più presto) questo sport in quanto Nazionale nel vero senso del termine perchè nato in Italia ed amato da milioni di Italiani.

Dott. Michele Iannelli
CALCIOBALILLA MON AMOUR ultima modifica: 2018-09-16T20:33:48+02:00 da Dott Michele Iannelli
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